Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Roma, Camera dei Deputati, 5 novembre 2002 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, si conclude oggi una delle pagine più oscure e negative per la storia del Parlamento in materia di giustizia. Proprio perché vogliamo esplicitamente dissociare la nostra responsabilità da quella che consideriamo gravissima della maggioranza di centrodestra, noi deputati dell'Ulivo e dell'opposizione rimarremo in aula ma non parteciperemo al voto finale. La nostra radicale opposizione a questa proposta di legge si tradurrà in un atto parlamentare che vuole così segnare la nostra totale estraneità a questo modo di piegare le istituzioni rappresentative, non solo agli interessi di parte, ma agli interessi di singole persone che fanno parte di questo Parlamento che, esclusivamente con la forza dei numeri, hanno voluto piegare ai propri interessi personali. Neppure la Democrazia cristiana e le diverse maggioranze che hanno governato nei quattro decenni della prima Repubblica avevano mai osato tanto sul terreno legislativo per difendere i propri esponenti politici. Per rendere più evidente tutto questo tutti i gruppi dell'opposizione rinunciano, inoltre, a chiedere lo scrutinio segreto del voto finale, cui pur avrebbero diritto a norma di regolamento e per equilibrata decisione del Presidente della Camera. Voi, colleghi del centrodestra, approverete la proposta di legge Cirami a scrutinio palese, assumendovi ciascuno di voi - e solo voi - la responsabilità politica e personale di questa scelta. Sia in prima che in seconda lettura, con le nostre pregiudiziali e con i nostri emendamenti vi abbiamo posto tanto i problemi di costituzionalità, quanto le innumerevoli questioni di merito inerenti a questa legge. A luglio avete cominciato in Senato dichiarando che il testo Cirami - varato dalla Commissione - era perfetto e non aveva bisogno di modifiche; in seguito, con un colpo di mano, l'avete cambiando in aula grazie all'emendamento Carrara all'inizio di agosto. Avete ripreso questa manfrina all'inizio di settembre in Commissione alla Camera; il testo Cirami-Carrara secondo voi era perfetto e non aveva più bisogno di ulteriori modifiche, per questo motivo avete respinto tutti i nostri emendamenti di merito. Arrivati con questa supponenza e con questa arroganza in aula alla Camera avete nuovamente cambiato il testo - dichiarato perfetto ed inemendabile - con un maxiemendamento che persino i relatori hanno conosciuto all'ultimo momento, al punto che hanno ricopiato la versione sbagliata e hanno dovuto nuovamente subemendarlo in aula. Per la quarta volta, senza alcun senso del pudore e della decenza istituzionale, avete dichiarato che la legge era perfetta rasentando il limite del ridicolo, quindi avete respinto un nostro emendamento all'articolo 47 del codice di procedura penale. Una legge così perfetta non aveva bisogno di miglioramenti da parte dell'opposizione. Siete, quindi, tornati al Senato, convinti di poter definitivamente e finalmente concludere questa perfetta operazione di manipolazione legislativa ed istituzionale. La gente semplice dice: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. La vostra legge, perfetta, si fa per dire, al Senato ha dovuto essere nuovamente modificata perché conteneva un errore macroscopico. Dunque la legge perfetta è dovuta tornare nuovamente alla Camera, ma, come dice la gente semplice: la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. La modifica ulteriore, introdotta al Senato, ha inserito nella legge Cirami un nuovo motivo di incostituzionalità e proprio in materia di libertà personale e di garanzie del giusto processo, violando l'articolo 111 della seconda parte della Costituzione, ma anche gli articoli 3,13 e 24 della prima parte. La gente semplice direbbe in veneto: peso el tacon del buso, mentre in italiano: peggio la toppa del buco. Questa volta, però, vi siete fermati perché le ragioni delle garanzie costituzionali in materia di libertà personale e di custodia cautelare sono evidentemente meno importanti della necessità di arrivare allo scopo per cui la proposta di legge è nata: piegare alla propria volontà un processo in corso, impedire, inoltre, alla Corte costituzionale di pronunciarsi, pur dopo aver sollevato la questione di costituzionalità e avere invocato il giudizio della Corte costituzionale stessa di fronte alle sezioni unite penali della Cassazione, quella Corte di Cassazione a cui vogliamo esprimere il nostro rispetto, anche di fronte ad attacchi indiscriminati, da qualunque parte provengano, comprese le aule giudiziarie. Questo testo si è dimostrato una proposta di legge non solo dilacerante in Parlamento e di fronte all'opinione pubblica e alla società civile, che più volte ha fatto sentire e farà sentire anche oggi la propria voce e la propria indignazione, ma anche destabilizzante rispetto alle principali istituzioni del nostro ordinamento repubblicano e del nostro sistema di garanzie. L'iter forzato e convulso di questa proposta di legge ha ripetutamente messo in difficoltà il Presidente del Senato che è la seconda autorità dello Stato. Ha chiamato in causa il ruolo della Cassazione che è stata sollecitata a cambiare la propria precedente giurisprudenza in materia di rimessione, chiamando in causa, a sua volta, la Corte costituzionale. La stessa Corte costituzionale, a cui ci si è rivolti perché pronunciasse il suo giudizio di costituzionalità, è ora il principale oggetto di questa gara legislativa per arrivare prima della sua pronuncia, anzi per impedirla, dopo averla strumentalmente richiesta. Anche il Consiglio superiore della magistratura è stato duramente attraversato dalle tensioni istituzionali prodotte da questa proposta, certo, di iniziativa parlamentare, ma che, guarda caso, ha visto i banchi del Governo affollati, come mai in altre circostanze. PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 13,48) MARCO BOATO. Non basta! Anche la Presidenza della Repubblica, a cui va il nostro totale rispetto e la nostra incondizionata solidarietà istituzionale, è stata ripetutamente chiamata in causa, tanto da far ritenere ai principali organi di informazione che talune delle modifiche introdotte siano state finalizzate a cercare di attenuare i rischi di una eventuale mancata promulgazione della legge. Non credo che saremo considerati cattivi profeti se, fin d'ora, immaginiamo che, prima o poi, comunque questa legge, anche se promulgata, potrà essere sottoposta al giudizio della Corte costituzionale sotto diversi profili di incostituzionalità che, a nostro parere, ancora permangono. Nelle settimane scorse, da più parti - lo ha chiesto il Presidente della Repubblica Ciampi e persino il cardinale Ruini, presidente della conferenza episcopale italiana - si è auspicato che il confronto politico sia meno aspro, meno reciprocamente delegittimante e demonizzante. Vi sarebbero motivi molto seri per condividere questo appello. La democrazia dell'alternanza funziona e si dimostra forte e matura solo se lo scontro politico, anche il più duro, si basa su una condivisione di valori democratici e costituzionali comuni e sulla conseguente e reciproca legittimazione degli schieramenti di maggioranza e di opposizione. Tuttavia, sarà, purtroppo, difficile - e lo ripeto, colleghi - che tutto questo avvenga davvero se continuerà questa prassi che ha caratterizzato tutta la prima parte della legislatura. Una prassi finalizzata a piegare il potere legislativo non solo ad interessi di parte, ma addirittura ad interessi esclusivamente personali. Attorno a questi interessi la maggioranza di centrodestra, anche a scrutinio segreto, è apparsa compatta come intorno ad un baluardo da difendere. PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego. MARCO BOATO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. PRESIDENTE. Onorevole Boato, non mi riferivo a lei. MARCO BOATO. Ripeto: attorno a questi interessi la maggioranza di centrodestra, anche a scrutinio segreto, è apparsa compatta come intorno ad un baluardo da difendere ad ogni costo. I banchi del Governo, così spesso vuoti ed abbandonati a se stessi, presidiati solo da qualche sperduto sottosegretario, sono apparsi in queste circostanze affollati di ministri e sottosegretari, quasi per un richiamo disciplinare più forte di quei doveri istituzionali che quasi mai inducono ministri e sottosegretari a questo tipo di solerte ed assidua presenza. Questa apparente compattezza non è un segno di forza politico-istituzionale, bensì un segno di drammatica debolezza politica, istituzionale e, consentitemi, probabilmente anche etica, sotto cioè il profilo dell'etica della responsabilità. È per questa etica della responsabilità, a cui cerchiamo di ispirare il nostro impegno politico ed istituzionale di deputati dell'Ulivo e dell'opposizione, che, pur rimanendo in Aula, non parteciperemo al voto finale su questa proposta di legge infausta rispetto alla quale rimarchiamo così la nostra totale estraneità. Una legge che segna una pagina nera nella storia del Parlamento e più in generale, ahimè, nella storia delle istituzioni repubblicane (Applausi dei deputati dei gruppi del Misto-Verdi-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo - Molte congratulazioni).
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MARCO BOATO |
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